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Chiudono mille imprese al giorno, CIFA: servono misure strutturali di sostegno ed incentivi alle PMI
E’ questo il dato pubblicato sul finire del 2012 dall'Ufficio Studi CGIA di Mestre, e fotografa una realtà: ad avviare l’attività sono aziende con dimensioni occupazionali molto contenute (microimprese), mentre quelle che chiudono sono quasi sempre delle attività più strutturate, che prima della fase recessiva avevano diversi lavoratori alle loro dipendenze. Ed un tasso di disoccupazione che intanto cresce in maniera preoccupante.
Roberto Nicoletti vice Presidente della Confederazione datoriale CIFA analizza il dato: “Dobbiamo ricordare che molte persone hanno aperto un'attività in questi ultimi anni di crisi, non perché in possesso di una spiccata vocazione imprenditoriale, bensì spinti dalla necessità di costruirsi un futuro occupazionale dopo esser stati allontanati dalle aziende in cui prestavano servizio come lavoratori dipendenti. Questa dinamicità del sistema è un segnale positivo – conferma Nicoletti- ma non sufficiente a tranquillizzarci. Se entro i primi 5 anni di vita il 50% delle aziende muore per mancanza di credito, per un fisco troppo esoso e per una burocrazia che spesso non lascia respiro, c'è il pericolo che la tenuta di buona parte di questi neoimprenditori, figli della difficoltà economica che stiamo vivendo, sia inferiore a quella di coloro che hanno avviato un'attività prima dell'avvento della crisi". La riflessione di Nicoletti continua: "In passato la decisione di aprire la partita iva maturava dopo molti anni di esperienza lavorativa come dipendente: non a caso oltre il 50% dei piccoli imprenditori proviene da una esperienza come lavoratore subordinato. Spesso gli investimenti realizzati per aprire un’ impresa erano il frutto dei risparmi del neoimprenditore e della sua famiglia. Ora, difficilmente ciò avviene: si apre per necessità, perché magari il posto di lavoro non c'è più e quindi bisogna inventarsi una nuova opportunità lavorativa a scapito delle motivazioni, della preparazione professionale e della capacità organizzativa”.
Purtroppo dai dati aggiornati che stanno arrivando, la situazione delle piccole e medie imprese, all’inizio del 2013, non sta per nulla mutando: ogni giorno troviamo sulle pagine dei quotidiani nazionali o locali l’annuncio di chiusura di aziende, spesso molto rilevanti per il territorio di appartenenza.
E’ auspicabile che il governo che andrà ad insediarsi dopo le elezioni politiche di febbraio, tenga in considerazione in maniera prioritaria il mantenimento e lo sviluppo della piccola e media impresa quale baluardo per la ripresa economica del paese.
a cura ufficio Stampa - CIFA