Cafà alla ministra Catalfo: "Imprese in crisi, subito moratoria sui mutui e accesso alla CIGO"
In una lettera alla ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, il presidente di CIFA, Andrea Cafà sollecita un piano di interventi mirato a «risollevare in tempi ragionevoli settori e territori che, di fatto incolpevoli, rischiano un vero e proprio tracollo, con la conseguente e insostenibile nuova ondata di disoccupazione».
Cafà, raccogliendo l’appello di migliaia di piccole e medie imprese aderenti alla Confederazione che stanno subendo gravi e incalcolabili danni in termini di presenze e incassi prodotti dalla paura generata, cita il caso delle città di Milano e Venezia dove si registrano cancellazioni di prenotazioni che arrivano al 50% non solo nel breve periodo, ma che si prolungano fino alla prossima estate.
«Non possiamo lasciare da soli imprenditori e lavoratori - dice ancora Cafà - in un momento economico in cui molte aziende italiane, grazie al supporto dei propri dipendenti, cercano di uscire dalla crisi scommettendo sulla loro crescita e sulla competitività, investendo sull’innovazione e guardando con interesse ai mercati esteri. Questa Italia, fatta dai commercianti, dalle PMI, dagli artigiani, che da sola rappresenta il 35% del nostro Pil, non è tutta nelle grandi città, ma pervade l’intero tessuto socio-economico delle regioni in questione».
Plaudendo al governo Conte per le iniziative intraprese nella fase emergenziale del Coronavirus, la nostra Confederazione chiede l’adozione di alcune misure urgenti per tutte le imprese delle regioni del Nord, tra cui il riconoscimento degli ammortizzatori sociali per le microimprese non rientranti nella disciplina della Cigo e del Fis; il riconoscimento del fattore epidemiologico quale evento oggettivamente non evitabile che consente l’accesso alla CIGO, non appesantito da accordi sindacali e incombenze amministrative di ogni natura; uno slittamento importante dei termini di pagamento di tasse e contributi; una moratoria su tutti i mutui gravanti sulle imprese; estendere a tutto il territorio nazionale le misure per lo smart working inserite nel DPCM, senza limitarlo alle sole regioni individuate dal decreto presidenziale del 25 febbraio.