Il futuro dello smart working passa dalla contrattazione
L'accordo interconfederale CIfa-Confsal è stato il primo a regolamentare la materia
La primavera del lavoro agile: lo smart working al termine dell’emergenza sanitaria è il titolo del webinar che si è tenuto lunedì 21 marzo. Nel corso dell’incontro, organizzato da Cifa e Fonarcom, insieme con il Centro Studi InContra, sono stati approfonditi gli aspetti normativi e operativi dell’attivazione del lavoro agile alla fine dello stato di emergenza, attivazione prorogata al 30 giugno del 2022.
Introducendo i contributi della prima parte del webinar, il presidente del Centro Studi InContra, Salvatore Vigorini ha dichiarato che, per quanto attiene alla regolamentazione della prestazione lavorativa in modalità agile “l’Accordo Interconfederale Nazionale per la regolamentazione del Lavoro Agile di Cifa e Confsal ha aperto un nuovo capitolo nell’organizzazione dello smart working. Tra l’altro, viene prevista la possibilità di gestire la prestazione in modalità agile anche dopo il periodo emergenziale.
Nell’Accordo vengono analiticamente disciplinati tutti gli aspetti della materia, si pensi al diritto alla disconnessione, al dovere del datore di lavoro di fornire la necessaria dotazione strumentale, alle disposizioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e alla valutazione della performance. Questo Accordo è la prova di come le parti sociali – in questo caso Cifa e Confsal - possano integrare attraverso intese collettive di qualità le disposizioni normative rispondendo rapidamente alle esigenze di imprese e lavoratori in una particolare fase di transizione”.
Al fine di comprendere le criticità del lavoro agile nel periodo pandemico e di individuare gli aspetti da regolamentare, l’Accordo Interconfederale è stato preceduto da una ricerca condotta dal Centro Studi InContra. “E’ stato proprio grazie all’analisi dei risultati dell’Indagine sullo smart working 2020: capire il presente per progettare il futuro, che siamo giunti a una regolamentazione della disciplina” ha ricordato Andrea Cafà, presidente di Cifa e di Fonarcom. “Per altro, - ribadisce Cafà - la contrattazione collettiva è lo strumento più idoneo a regolamentare il lavoro agile e a sostenere la trasformazione dei modelli organizzativi nelle aziende. Fondamentale, inoltre, è la formazione che consente di individuare ruoli, compiti, responsabilità e di fornire competenze tecniche, digitali e trasversali, per affermare una nuova idea di lavoro orientata alla responsabilità del lavoratore e al pieno raggiungimento del risultato”.
A seguire l’intervento del già ministro del Lavoro e oggi componente del CdA Inail, Cesare Damiano: “La legge 81 che ha disciplinato il lavoro agile risale al 2017 - preceduta soltanto da alcuni casi (sperimentali) di accordi aziendali in grandi imprese. È una cornice leggera che disciplina la materia lasciando ampio spazio alla definizione contrattuale che ha avuto come apripista l’accordo Cifa-Confsal del febbraio 2021.
È dovuta, invece, all’elaborazione del gruppo di studio istituito dal ministero del Lavoro la base della redazione di un protocollo sullo stesso tema sottoscritto nel dicembre scorso da tutte le parti sociali. Si è dunque aperta una strada che prima della pandemia sembrava lontana, se non per alcune aziende che avevano iniziato una limitata sperimentazione. Adesso si tratta di capire se, alla fine della pandemia, (anche se abbiamo ancora un numero di contagi in aumento dovuti alle varianti del Covid 19), manterremo i 5-8 milioni di lavoratori in smart working del 2021 o se torneremo alla situazione precedente. La nostra convinzione è che, accompagnato dalla transizione digitale ed ecologica, il lavoro agile possa rappresentare un elemento di forte innovazione strutturale della organizzazione del lavoro dell’impresa”.
Lavoro agile, poche norme di legge per promuovere iniziativa e innovazione contrattuali
La seconda parte del webinar ha lasciato maggiore spazio agli aspetti tecnici. Il primo a intervenire è stato il presidente di Nexum s.p.a. e consulente del lavoro, Paolo Stern. “Fino al 30 giugno – ha detto Stern - continueremo a conoscere la modalità emergenziale del lavoro agile. In questi mesi è indispensabile che ogni azienda immagini ‘cosa fare da grande’, se tornare a un confortevole ‘prima’, e quindi a uffici affollati e a un rigido controllo tempo/lavoro, oppure pensare a un futuro diverso, anche se poco definito. In un’epoca in cui l’unica cosa certa è che domani non sarà uguale a ieri, ma nemmeno a oggi, scegliere è un’opzione forte che può condizionare l’intero sviluppo aziendale.
La scelta, però, deve essere sincera. Non si può barare con sé stessi. Se si opta per una gestione del personale più fluida e agile, allora occorre modificare i modelli organizzativi e dotarsi di impianti tecnologici adeguati. Bisogna essere pronti a pensare fenomeni come il workation, ipotizzare convenzioni con centri di coworking, puntare ai risultati del lavoro più che al tempo. Tutto questo si può fare pur con un sistema normativo ancora imperfetto e orientato a modelli di lavoro meno evoluti. Però, bisogna ritrovare il senso della parola ‘fiducia’, soprattutto nel risultato delle persone. Solo la fiducia è generativa di progresso”.
In materia di lavoro agile un ruolo fondamentale lo ha avuto e lo ricopre ancora oggi la contrattazione collettiva. Come ha detto l’avvocato giuslavorista dello studio legale Lablaw-Rotondi e Associati, Alessandro Paone, “Il nostro sistema ha bisogno di meno legge dello Stato e di più contrattazione tra gli attori del sistema”. Come altri relatori, ha convenuto sul fatto che la riforma di legge in discussione deve dare poche linee guida per lasciare l’iniziativa alle parti sociali. Di fatto, sono innumerevoli le sfide che si propongono alla contrattazione, si pensi alla definizione di regole su orari, tempi di riposo, produttività, norme sul controllo, diritto alla disconnessione, ecc.
Il webinar si è concluso con l’autorevole intervento della professoressa di Diritto del mercato del lavoro all’Università di Roma Tre, Maria Giovannone, in merito agli adempimenti in materia di salute e sicurezza nel lavoro agile. Giovannone ha precisato che “anche con riferimento alla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, il ruolo della contrattazione collettiva di primo e di secondo livello può essere molto utile per colmare, con regole modali specificatamente delineate per i singoli settori produttivi, l’indeterminatezza della fattispecie penale in materia. Con riferimento più specifico all’accordo interconfederale Cifa-Confsal, molto bene oltre alle previsioni specifiche su salute e sicurezza, la previsione dell’art. 6 sul diritto alla formazione per la preparazione al lavoro agile anche nell’ottica del Testo Unico Sicurezza”.