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Siglato l’Accordo interconfederale per il Lavoro agile
Si colma così un vuoto importante. Lo smart working, come l’abbiamo conosciuto in emergenza sanitaria, ha aperto una strada. Resta una prateria di diritti e doveri, di tutele e di prassi da considerare. Si capisce dunque la portata rivoluzionaria di un Accordo che disciplina gli aspetti rimasti privi di regolamentazione dalla legge n.81 del 2017 sul lavoro agile: con esso le parti sociali hanno ovviato a questo vuoto tracciando per la loro contrattazione una cornice solida e innovativa in materia. Ulteriore esempio di una bilateralità collaborativa, l’Accordo è la sintesi di esigenze non più contrapposte tra imprenditori e lavoratori. Di fatto, si creano i presupposti affinché la prestazione lavorativa diventi espressione di flessibilità, benessere, autonomia, motivazione e produttività.
Nel testo si prevede che possano aderire a questa modalità tutti i lavoratori dipendenti che svolgano ruoli/mansioni con essa compatibili, che abbiano presentato la richiesta di adesione volontaria e sottoscritto l’accordo individuale di lavoro agile. Le Parti dedicano poi una specifica sezione al diritto alla disconnessione, così come viene regolamentato il dovere del datore di fornire le necessarie strumentazioni, di riconoscere al lavoratore un’indennità una tantum per i costi di connessione e l'acquisto di dispositivi o, ancora, un’indennità periodica forfettaria se questi ricorre a strumentazione propria. L’Accordo prevede che le iniziative di lavoro agile siano precedute e supportate da attività formative, attraverso il fondo interprofessionale Fonarcom (espressione anch’esso delle parti sociali Cifa e Confsal), siano riconosciute attraverso l’individuazione di obiettivi chiari e misurabili e valorizzate con premi di risultato.
Spetta all’ente bilaterale EPAR monitorare i risultati su base nazionale e favorire la diffusione delle best practice, creando di fatto una base scientifica a supporto delle politiche in materia di lavoro agile.
Per il presidente di Cifa, Andrea Cafà: “Il lavoro da remoto svolto nel periodo pandemico è stato un gesto eroico di imprese e lavoratori ma ha offerto una visione distorta dello smart working. Con l’Accordo si traccia una nuova strada che offre sicurezza e fiducia a imprese e lavoratori. La formazione, qui davvero fondamentale, servirà a chiarire il significato di smart working; a individuare ruoli, compiti e responsabilità; a fornire competenze tecniche, digitali e trasversali: dalla logica del controllo dell’orario di lavoro si passa a quella per cui si premia il raggiungimento del risultato”.
Per il segretario generale di Confsal, Angelo Raffaele Margiotta: “Siamo entusiasti di questo Accordo. Rappresenta un passaggio storico per i lavoratori e segna un tassello importante di un percorso d’innovazione, frutto di una bilateralità coesa. Cifa e Confsal dimostrano la loro attenzione alle esigenze produttive delle imprese e alle tutele dei lavoratori. Ne è un esempio la regolamentazione del diritto alla disconnessione”.
Secondo Cesare Damiano, direttore scientifico dell’Osservatorio sul Lavoro Cifa-Confsal: “L'Osservatorio è stato costituito dalle parti sociali con l'apporto scientifico di docenti universitari e professionisti. Nato con l'obiettivo di supportare il rafforzamento di una contrattazione collettiva di qualità a vantaggio dei lavoratori e della competitività dell'impresa, ha contribuito alla validazione di questo Accordo che parte da un principio di fondo: la parità di diritti e tutele per chi svolge lavoro agile e lavoro in presenza, diritti che sono stati chiaramente delineati e rafforzati con strumenti quali la formazione”.
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