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CIFA: il TFR in busta paga penalizza le aziende italiane

Inoltre mentre con l’attuale sistema il TFR soggiace ad una tassazione ridotta, una sua erogazione mensile comporterebbe il suo assoggettarsi alla tassazione ordinaria e quindi il summenzionato aumento dell’8% si ridurrebbe, nella realtà, ad un misero +3%.’ 

Analoghe perplessità si possono individuare vedendo la proposta dal punto di vista delle imprese. ‘Ad oggi le possibilità in opzione ai lavoratori sul loro TFR sono: versarlo nei Fondi pensione costituiti in applicazione del D.Lgs 124/93 (aperti o chiusi che siano), versarlo su un apposito Fondo gestito dall’INPS o lasciarli in azienda e vederseli versati al termine del rapporto di lavoro stesso. Nell’opzione del deposito in azienda delle somme maturate di TFR – continua Cafà – vi è una forma di finanziamento delle imprese a costo zero. In una fase di forte contrazione dell’offerta creditizia da parte del sistema bancario, come quella che stiamo vivendo, imporre alle imprese di doversi autofinanziare ricorrendo al mercato vuol dire aumentare il costo del denaro di almeno 2 punti percentuali.’

CIFA ribadisce, altresì, come un simile stravolgimento non possa ipotizzarsi senza un reale confronto con le Parti Sociali teso a individuare tutta una serie di good practices per ridurre gli inevitabili problemi e per tutelare le aree di maggiore criticità sistemica. Consapevoli che tali situazioni di sofferenza subirebbero, dall’eventuale entrata in vigore della proposta, un ulteriore handicap proprio mentre ci avviamo a chiudere il terzo anno consecutivo di recessione. 

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