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Riforma del lavoro e Welfare i temi del congresso nazionale CIFA a Roma
All’iniziativa, che è stata patrocinata dal Fondo Interprofessionale FonARCom, la cui componente datoriale è proprio la CIFA (una confederazione datoriale autonoma costituita da una galassia di oltre 120mila imprese per un totale di 700mila lavoratori coinvolti), si è discusso di nuove regole per il modno del lavoro che ha subito profonde trasformazioni.
È il Presidente delle due organizzazioni (la CIFA ed il Fondo FonARCom) Andrea Cafà a mettere in rilievo con il suo intervento luci ed ombre del provvedimento governativo approvato dalla Camera.
A suo giudizio si tratta di un intervento che prefigura regole più adeguate alle trasformazioni intervenute nel mondo del lavoro ed ha citato il contratto a tempo indeterminato con tutele crescenti per anzianità di servizio, elogiato perché prezioso per le persone fino a oggi prive di garanzie occupazionali, dalla più marcata flessibilità in entrata e uscita, accompagnata da una rete efficace di ammortizzatori finalizzati al reinserimento professionale, ma che richiede risorse adeguate per costruire un’Agenzia Nazionale del lavoro dotata di persone competenti che operino nei territori, e per adottare unvoucher che ogni persona può spendere presso il centro per l’impiego più efficiente.
“Il pacchetto di iniziative promosso da Palazzo Chigi – rileva Cafà – non potrà creare nel breve termine nuovi posti di lavoro ma produrrà buoni frutti nella fase di ripresa economica e di aumento degli investimenti produttivi". Inoltre, sul tema della bilateralità, ha affermato che è necessario però ridurre e snellire il numero enorme di contratti collettivi.
Un nuovo umanesimo nell’economia
Tutte queste misure, però, non realizzeranno le loro potenzialità innovative senza un salto culturale.
A illustrarne il valore è l’economista delle Università “Cattolica del Sacro Cuore” e “Milano-Bicocca” Alessandra Smerilli: “La realtà produttiva oggi fatica a riconoscere il lavoro come frutto della dignità della persona – atto volontario di libertà e creatività con valenza spirituale – e la famiglia, ridotta a realtà che risparmia e consuma. E così il lavoro, esaltato ed elevato a misura di tutte le cose dalla cultura egemone, è svilito sempre più a funzione del profitto e delle rendite.
Ne scaturisce una corsa sfrenata a comprare anche quando non vi sono le risorse sufficienti, incoraggiata dal predominio della finanza e dei grandi capitali che non si accontenteranno di una riduzione del costo del lavoro per ritornare in Italia e in Europa. L’unica via di uscita – rimarca la studiosa – è una nuova alleanza tra mercato civile, famiglia e comunità. Fattori essenziali e ‘canali morali’, già prospettati nel Settecento dall’economista Antonio Genovesi, per alimentare fiducia condivisa e autentico sviluppo”.
Il mercato del lavoro resta diviso
È difficile prevedere se il Jobs Actdel governo Renzi realizzerà obiettivi di tale respiro antropologico. “Per ora - ricorda il parlamentare del Partito democratico e presidente della Commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano - vi è un testo frutto di un compromesso che all’inizio appariva una missione impossibile”. Protagonista della laboriosa e febbrileattività di correzione del progetto originariosu cui “il premier voleva porre la fiducia”, il rappresentante della minoranza del Nazareno mantiene inalterate le riserve critiche.
A cominciare dall’emanazione, entro il termine del 2014, del primo decreto legislativo riguardante il contratto a tempo indeterminato con tutele crescenti. “Rapporto - precisa l’ex ministro del Welfare - valido esclusivamente per le persone neo-assunte. Altro che garanzie universali e superamento del regime diapartheidtra lavoratori privilegiati e non”.
Riguardo lanuova formulazione dell’Articolo 18, Damiano ritiene che l’onere della prova per i licenziamenti economici e disciplinari spetti all’imprenditore. E che l’entità degli indennizzi sostitutivi del reintegro nel posto di lavoro debba restare rilevante.
Flessibilità nella previdenza e riduzione dell’orario di lavoro
“Ma ora - è la sua convinzione - il problema concerne la Legge di stabilità, provvedimento che registra tre gravi pecche: mancano 400 milioni ai 3 miliardi e 300 milioni necessari per una copertura universale di chi resta privo di occupazione; vengono eliminati dal 2015 i 7-8 miliardi di incentivi triennali previsti fino al 2014 per le assunzioni effettuate dalle aziende del Mezzogiorno; è introdotto unaggravio fiscale sui fondi pensione complementare”.
Le strade da intraprendere, a suo avviso, per un’inversione di rotta prevedono un regime di flessibilità, tramite premi e penalizzazioni, dell’età previdenziale: “Regole che dovrebbero coinvolgere le persone tra i 62 e 70 anni con 35 anni di anzianità lavorativa. Permettendo a chi vuole di lavorare oltre il limite dei 67 anni attualmente previsti per ricevere il trattamento pensionistico”.
E ancora un intervento europeo di redistribuzione del reddito e allargamento della platea degli occupati. La ricetta del parlamentare del Pd rilancia con lievi modifiche un progetto caldeggiato dalle sinistre continentali negli anni Novanta: la riduzione dell’orario di lavoro, fiscalmente agevolata e con un leggero calo della retribuzione.
Nel corso del Convegno è stato presentato un dipinto della pittrice Anna Giannone, commissionato dalla CIFA per celebrare i valori dell’Uomo e del Lavoro, quale dono che è stato consegnato dal Presidente Cafà, insieme ad una nutrita delegazione di rappresentanti della Confederazione provenienti da tutta Italia, nelle mani del Santo Padre Papa Francesco nell’ambito dell’Udienza Generale del Mercoledì a San Pietro.
(Nella foto il Presidente CIFA-FonARCom Andrea Cafà durante la consegna del dipinto di Anna Giannone al Santo Padre)
a cura Ufficio Stampa CIFAItalia